sabato 21 marzo 2015

Le Tavole di San Giuseppe a Valguarnera

La Tavola di S. Giuseppe


San Giuseppe padre putativo di Gesù, santo degli artigiani e degli operai,  protettore della famiglia, dei papà,  dei poveri,  della buona morte, ha toccato sempre la sensibilità popolare alimentando un culto  che si è radicato a Valguarnera  da diversi secoli. L’apposizione del nome da sempre ai tanti valguarneresi, la ricchezza dei  riti religiosi, la fastosità delle tradizioni,  una diffusa fede  spontanea  stratificata in ogni classe sociale, fanno di questa festa, la festa delle feste. In questa sacralità si condensano , tanto nel pubblico che nel privato, i segni, le emozioni, la religiosità popolare, il fascino  del folklore: elementi tutti che ogni anno , come per miracolo, rinverdiscono, ritornano  e animano la devozione. E’  un legame che non si spezza anzi rafforza sempre più il sentimento nelle proprie radici. 
E’ anche la festa della civiltà contadina che accompagna la rinascita della terra con l’incanto e i profumi  della primavera che corre verso la vita. La primavera è morte e resurrezione. Essa è legata ai culti arcaici della fertilità, ai Liberalia,  al mito, in particolare quello di Adone, che  è la natura che si risveglia in primavera e muore in autunno, e di Persefone.  Riconvertita nella religione cristiana diventa la festa di San Giuseppe che cade nel mese di marzo, considerato agrario per le indispensabili piogge in agricoltura e sacro per la celebrazione dei riti della quaresima.
La festa di Valguarnera  è un momento  di straordinaria e teatrale religiosità, una rappresentazione  che si innesta nella messa in scena della civiltà contadina, delle sue genti, dei suoi riti, dei suoi costumi, delle sue tradizioni. E’ festa fortemente caratteristica ,suggestiva, affascinante, ricca di fede, devozione, arte, luci e colori.  Una  stupenda koiné  di culture e tradizioni che ancora oggi dà senso alla festa che , sfarzosa e variamente articolata,  va dai  riti sacri nella goticheggiante Chiesa di San Giuseppe a quelli folklorici che si celebrano con  la processione della Sacra Famiglia, con  le Tavole, con i Miraculi.


  Il corteo della Sacra Famiglia si attua nella mattinata del 19 marzo quando  dalla Chiesa di San Giuseppe, accompagnati  dal Parroco, dalla banda musicale e dai fedeli escono i Santi in costume: San Giuseppe, la Madonna e Gesù Bambino.  I Santi dopo avere attraversato il centro cittadino rientrano in chiesa dove, dopo avere ascoltato la santa messa, consumano in sagrestia  la  zena  ovverossia i cibi di una tavola povera.
La costumanza delle  tavole e dei  mbraculi  nasce sostanzialmente  da  una prum’ssion, una offerta votiva fatta al santo o per impetrare una grazia o per grazia ricevuta.
A taula  è una offerta ai poveri. Allestita nella stanza più grande della casa, realizzata simile ad un altare con quattro o cinque gradoni su cui troneggia carismatica la figura di San Giuseppe, è  ricoperta da preziosi lini ,fini e ricamati, è apparecchiata con le posate ed i piatti  più ricercati ed infine è  imbandita con  artistici  pani rituali, con verdure crude e cotte ( mazzareddi, finocchietti selvatici, asparagi, broccoletti, broccoli, cardi, carciofi, finocchi, lattughe e fave), con  pietanze varie (in  particolare la pasta con il miele), con frutta  (arance, frutta ricercata di stagione e frutta secca)e con i dolci (sfinci, pignulata, cassateddi, torte). L’elemento principe  e simbolo è il pane che realizzato nell’abbondanza delle forme si fa opera d’arte e diviene “dono divino” dopo la  doppia benedizione quella del Sacerdote e quella del povero  rappresentante San Giuseppe che recita  una formula antica:  B’n’ritta l’azena, b’n’ritt  tutt  quant, u patr, u figgh e u spirit sant. A quand quand c’è l’angiul sant u patr, u figgh e u spirit sant.
Tutto il ben di Dio dell’altare, più di cento portate, viene, secondo codificate procedure rituali, prima consumato dai Santi, rappresentati da tre ( la Sacra Famiglia), cinque,  o tredici indigenti  quanti erano gli apostoli e poi in parte offerto al pubblico che lo va a visitare.
Le tavale  si possono f’rriar per visitarle la sera del 18 marzo.
I mbraculi  si connotano o attraverso un cero infiorato su cui spesso vengono attaccate banconote di vario taglio  che il devoto, a volte a piedi scalzi, reca unitamente a familiari e amici, accompagnati dalla musica della banda, da casa alla chiesa o attraverso una offerta notevole di grano duro portato, sempre da casa in chiesa,  in bisacce su diversi cavalli di razza,  sempre accompagnati dalla banda, rivestiti da una ricca gualdrappa su cui brilla la scritta “ Viva San Giuseppe” .
La festa trova  infine la sua conclusione religiosa  con la processione, attraverso le strade più antiche del paese , a strata ì sant,  con la bellissima statua di San Giuseppe  collocata su un fercolo, che risale al 1811,  preceduto dalle varie confraternite  e dal clero e seguit0 dalle Autorità, dalla banda musicale  e da una grande moltitudine di fedeli.
Giuseppe Accascina




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