![]() | |
| La Tavola di S. Giuseppe |
San Giuseppe
padre putativo di Gesù, santo degli artigiani e degli operai, protettore della famiglia, dei papà, dei poveri,
della buona morte, ha toccato sempre la sensibilità popolare alimentando
un culto che si è radicato a
Valguarnera da diversi secoli.
L’apposizione del nome da sempre ai tanti valguarneresi, la ricchezza dei riti religiosi, la fastosità delle
tradizioni, una diffusa fede spontanea
stratificata in ogni classe sociale, fanno di questa festa, la festa
delle feste. In questa sacralità si condensano , tanto nel pubblico che nel
privato, i segni, le emozioni, la religiosità popolare, il fascino del folklore: elementi tutti che ogni anno ,
come per miracolo, rinverdiscono, ritornano
e animano la devozione. E’ un
legame che non si spezza anzi rafforza sempre più il sentimento nelle proprie
radici.
E’ anche la
festa della civiltà contadina che accompagna la rinascita della terra con
l’incanto e i profumi della primavera
che corre verso la vita. La primavera è morte e resurrezione. Essa è legata ai
culti arcaici della fertilità, ai Liberalia,
al mito, in particolare quello di Adone, che è la natura che si risveglia in primavera e
muore in autunno, e di Persefone.
Riconvertita nella religione cristiana diventa la festa di San Giuseppe
che cade nel mese di marzo, considerato agrario per le indispensabili piogge in
agricoltura e sacro per la celebrazione dei riti della quaresima.
La festa di
Valguarnera è un momento di straordinaria e teatrale religiosità, una
rappresentazione che si innesta nella
messa in scena della civiltà contadina, delle sue genti, dei suoi riti, dei
suoi costumi, delle sue tradizioni. E’ festa fortemente caratteristica
,suggestiva, affascinante, ricca di fede, devozione, arte, luci e colori. Una
stupenda koiné di culture e
tradizioni che ancora oggi dà senso alla festa che , sfarzosa e variamente
articolata, va dai riti sacri nella goticheggiante Chiesa di San
Giuseppe a quelli folklorici che si celebrano con la processione della Sacra Famiglia, con le Tavole, con i Miraculi.
Il corteo della Sacra Famiglia si attua nella mattinata del 19 marzo quando dalla Chiesa di San Giuseppe, accompagnati dal Parroco, dalla banda musicale e dai fedeli escono i Santi in costume: San Giuseppe, la Madonna e Gesù Bambino. I Santi dopo avere attraversato il centro cittadino rientrano in chiesa dove, dopo avere ascoltato la santa messa, consumano in sagrestia la zena ovverossia i cibi di una tavola povera.
Il corteo della Sacra Famiglia si attua nella mattinata del 19 marzo quando dalla Chiesa di San Giuseppe, accompagnati dal Parroco, dalla banda musicale e dai fedeli escono i Santi in costume: San Giuseppe, la Madonna e Gesù Bambino. I Santi dopo avere attraversato il centro cittadino rientrano in chiesa dove, dopo avere ascoltato la santa messa, consumano in sagrestia la zena ovverossia i cibi di una tavola povera.
La costumanza delle
tavole e dei mbraculi nasce sostanzialmente da una
prum’ssion, una offerta votiva fatta al santo o per impetrare una grazia o per
grazia ricevuta.
A taula è una offerta ai poveri. Allestita nella
stanza più grande della casa, realizzata simile ad un altare con quattro o
cinque gradoni su cui troneggia carismatica la figura di San Giuseppe, è ricoperta da preziosi lini ,fini e ricamati,
è apparecchiata con le posate ed i piatti
più ricercati ed infine è
imbandita con artistici pani rituali, con verdure crude e cotte (
mazzareddi, finocchietti selvatici, asparagi, broccoletti, broccoli, cardi,
carciofi, finocchi, lattughe e fave), con
pietanze varie (in particolare la
pasta con il miele), con frutta (arance,
frutta ricercata di stagione e frutta secca)e con i dolci (sfinci, pignulata,
cassateddi, torte). L’elemento principe
e simbolo è il pane che realizzato nell’abbondanza delle forme si fa
opera d’arte e diviene “dono divino” dopo la
doppia benedizione quella del Sacerdote e quella del povero rappresentante San Giuseppe che recita una formula antica: B’n’ritta l’azena,
b’n’ritt tutt quant, u patr, u figgh e u spirit sant. A
quand quand c’è l’angiul sant u patr, u figgh e u spirit sant.
Tutto il ben di Dio dell’altare, più di cento portate, viene, secondo
codificate procedure rituali, prima consumato dai Santi, rappresentati da tre (
la Sacra Famiglia), cinque, o tredici
indigenti quanti erano gli apostoli e
poi in parte offerto al pubblico che lo va a visitare.
Le
tavale si possono f’rriar per visitarle la sera del 18 marzo.
I mbraculi si connotano o attraverso un cero infiorato su
cui spesso vengono attaccate banconote di vario taglio che il devoto, a volte a piedi scalzi, reca
unitamente a familiari e amici, accompagnati dalla musica della banda, da casa
alla chiesa o attraverso una offerta notevole di grano duro portato, sempre da
casa in chiesa, in bisacce su diversi
cavalli di razza, sempre accompagnati
dalla banda, rivestiti da una ricca gualdrappa su cui brilla la scritta “ Viva
San Giuseppe” .
La festa
trova infine la sua conclusione
religiosa con la processione, attraverso
le strade più antiche del paese , a
strata ì sant, con la bellissima
statua di San Giuseppe collocata su un
fercolo, che risale al 1811, preceduto
dalle varie confraternite e dal clero e
seguit0 dalle Autorità, dalla banda musicale
e da una grande moltitudine di fedeli.



Nessun commento:
Posta un commento