mercoledì 25 marzo 2015

sabato 21 marzo 2015

Le Tavole di San Giuseppe a Valguarnera

La Tavola di S. Giuseppe


San Giuseppe padre putativo di Gesù, santo degli artigiani e degli operai,  protettore della famiglia, dei papà,  dei poveri,  della buona morte, ha toccato sempre la sensibilità popolare alimentando un culto  che si è radicato a Valguarnera  da diversi secoli. L’apposizione del nome da sempre ai tanti valguarneresi, la ricchezza dei  riti religiosi, la fastosità delle tradizioni,  una diffusa fede  spontanea  stratificata in ogni classe sociale, fanno di questa festa, la festa delle feste. In questa sacralità si condensano , tanto nel pubblico che nel privato, i segni, le emozioni, la religiosità popolare, il fascino  del folklore: elementi tutti che ogni anno , come per miracolo, rinverdiscono, ritornano  e animano la devozione. E’  un legame che non si spezza anzi rafforza sempre più il sentimento nelle proprie radici. 
E’ anche la festa della civiltà contadina che accompagna la rinascita della terra con l’incanto e i profumi  della primavera che corre verso la vita. La primavera è morte e resurrezione. Essa è legata ai culti arcaici della fertilità, ai Liberalia,  al mito, in particolare quello di Adone, che  è la natura che si risveglia in primavera e muore in autunno, e di Persefone.  Riconvertita nella religione cristiana diventa la festa di San Giuseppe che cade nel mese di marzo, considerato agrario per le indispensabili piogge in agricoltura e sacro per la celebrazione dei riti della quaresima.
La festa di Valguarnera  è un momento  di straordinaria e teatrale religiosità, una rappresentazione  che si innesta nella messa in scena della civiltà contadina, delle sue genti, dei suoi riti, dei suoi costumi, delle sue tradizioni. E’ festa fortemente caratteristica ,suggestiva, affascinante, ricca di fede, devozione, arte, luci e colori.  Una  stupenda koiné  di culture e tradizioni che ancora oggi dà senso alla festa che , sfarzosa e variamente articolata,  va dai  riti sacri nella goticheggiante Chiesa di San Giuseppe a quelli folklorici che si celebrano con  la processione della Sacra Famiglia, con  le Tavole, con i Miraculi.


  Il corteo della Sacra Famiglia si attua nella mattinata del 19 marzo quando  dalla Chiesa di San Giuseppe, accompagnati  dal Parroco, dalla banda musicale e dai fedeli escono i Santi in costume: San Giuseppe, la Madonna e Gesù Bambino.  I Santi dopo avere attraversato il centro cittadino rientrano in chiesa dove, dopo avere ascoltato la santa messa, consumano in sagrestia  la  zena  ovverossia i cibi di una tavola povera.
La costumanza delle  tavole e dei  mbraculi  nasce sostanzialmente  da  una prum’ssion, una offerta votiva fatta al santo o per impetrare una grazia o per grazia ricevuta.
A taula  è una offerta ai poveri. Allestita nella stanza più grande della casa, realizzata simile ad un altare con quattro o cinque gradoni su cui troneggia carismatica la figura di San Giuseppe, è  ricoperta da preziosi lini ,fini e ricamati, è apparecchiata con le posate ed i piatti  più ricercati ed infine è  imbandita con  artistici  pani rituali, con verdure crude e cotte ( mazzareddi, finocchietti selvatici, asparagi, broccoletti, broccoli, cardi, carciofi, finocchi, lattughe e fave), con  pietanze varie (in  particolare la pasta con il miele), con frutta  (arance, frutta ricercata di stagione e frutta secca)e con i dolci (sfinci, pignulata, cassateddi, torte). L’elemento principe  e simbolo è il pane che realizzato nell’abbondanza delle forme si fa opera d’arte e diviene “dono divino” dopo la  doppia benedizione quella del Sacerdote e quella del povero  rappresentante San Giuseppe che recita  una formula antica:  B’n’ritta l’azena, b’n’ritt  tutt  quant, u patr, u figgh e u spirit sant. A quand quand c’è l’angiul sant u patr, u figgh e u spirit sant.
Tutto il ben di Dio dell’altare, più di cento portate, viene, secondo codificate procedure rituali, prima consumato dai Santi, rappresentati da tre ( la Sacra Famiglia), cinque,  o tredici indigenti  quanti erano gli apostoli e poi in parte offerto al pubblico che lo va a visitare.
Le tavale  si possono f’rriar per visitarle la sera del 18 marzo.
I mbraculi  si connotano o attraverso un cero infiorato su cui spesso vengono attaccate banconote di vario taglio  che il devoto, a volte a piedi scalzi, reca unitamente a familiari e amici, accompagnati dalla musica della banda, da casa alla chiesa o attraverso una offerta notevole di grano duro portato, sempre da casa in chiesa,  in bisacce su diversi cavalli di razza,  sempre accompagnati dalla banda, rivestiti da una ricca gualdrappa su cui brilla la scritta “ Viva San Giuseppe” .
La festa trova  infine la sua conclusione religiosa  con la processione, attraverso le strade più antiche del paese , a strata ì sant,  con la bellissima statua di San Giuseppe  collocata su un fercolo, che risale al 1811,  preceduto dalle varie confraternite  e dal clero e seguit0 dalle Autorità, dalla banda musicale  e da una grande moltitudine di fedeli.
Giuseppe Accascina




giovedì 19 marzo 2015

San Giusippuzzu....



San Giuseppe, voi siete il padre
siete stato casto come Maria;
Maria è una rosa, voi siete un giglio,
datemi aiuto, riparo e consiglio
( Antiche preghiere siciliane)





Le antiche tradizioni della Festa di San Giuseppe

Giuseppe Pitré




  Protettore degli orfani e delle ragazze, S Giuseppe è invocato dagli uni perché li soccorra, dalle altre perché trovi per loro un buon marito. Bisogna non avere udito mai una delle orazioni che si recitano il mercoledì per non sapere  delle grazie che egli ha fatto a delle fanciulle sue devote. Sono tante le storie devote che si raccontano sui miracoli operati da San Giuseppe, questa è una delle tante, raccontata da Giuseppe Pitré:
 Un vecchio poverissimo, sentendosi presso a morire, mandò a chiamare un notaio per fare testamento: Le sue intenzioni furon queste:
A sta mé figghia e a sta mugghieri mia
Cci lassu a San Giuseppi pri tuturi;
Pozza San Giusippuzzu cu Maria
Arristàricci sempri protettori.

Otto giorni dopo la sua morte, un vecchierello si fpresenta alla porta della vedova e dell’orfana, scambia qualche parola e lascia loro del denaro.. Una settimana appresso va a proporre un partito per la ragazza.  La proposta sembra strana perché le donne sono povere in canna, ma il vecchio le rassicura dicendo che si farà vivo fra qualche giorno.
Il figlio di un principe della città è gravemente ammalato ed ecco il vecchio si presenta al portone di casa, contrastato dal guarda porte che non vuole lasciarlo passare. Le voci giungono al padre del principino che ordina di far passare il vecchio. Questi si accosta al moribondo lo accarezza, lo solleva, l’aiuta a vestirsi: il giovane è prodigiosamente guarito e salvo.
Vidennu ddu miraculu ‘eccillenti
Stupiti nn’arristaru tutti ‘i genti.
Volgendosi quindi ai genitori, il vecchio propone il matrimonio del principino con una ragazza che
..havi tri beddi qualitati:
Onuri, puvirtati e santitati.

La proposta è accettata con gioia; la sposa è fatta venire, e dietro lei Gesù, S Giuseppe e Maria. Nel momento in cui il vescovo sta per benedire gli sposi, il Santo Bambino ordina che si fermino perché a Lui spetta di impalmarli se vorranno essere felici; e così 

Lu Bammineddu l’ha binidiciutu,
Subitu d’’u palazzu si n’nnha jutu
‘Na niula d’ ‘u palazzu cumpariu;
Lu lettu cu la casa straluciu.

Naturalmente non bisogna credere che siffatte grazie vengano concesse a chiunque. Importa anzitutto che si sia molto devoti al Santo e lo si preghi con calore e devozione e che poi, ottenuta la grazia se ne serbi grata e riverente devozione.

Varie e numerose sono le preghiere a S. Giuseppe secondo le aspirazioni ed i desideri di chi le fa; una preghiera tradizionale recita:
San Giuseppi, aiutati li schetti,
Cà li maritati s’ajutunu iddi
O
Patriarca ‘mmaculatu
Di Gesù custòdiu amatu,
Castu spusu di Maria,
Prutiggiti e sarvati l’anima mia.
Un’altra:
Giuseppi santu,
‘Mmrazza purtastivu
Lu Spiritu Santu,
Spusu e guardianu di Maria,
La grazia chi dumannu
Cuncessa mi sia.

Un’altra ancora, composta da due differenti strofette:

San Giuseppi,’un m’abbannunati
‘Ntra li bisogni e li me’ necessitati.
Binidittu e lodatu sia
Lu nnomu di gesù, Giuseppie Maria.
San Giusippuzzu vui siti lu patri,
Siti virgini comu la matri,
Maria è la rosa, vui siti lu gigghiu
Datimi ajutu, riparu e cunsigghiu.
San Giusippuzzu di Muntiliuni,
M’arriparati cu lu vostru vastuni:
San Giusippuzzu di Muntiliati,
Cu lu vastuni vui m’arriparati.


San Giuseppe è dunque il santo tutelare dei poveri, degli orfani, delle ragazze e principalmente di chi volge in grandi ristrettezze. I beni che la provvidenza manda non vengono se non grazie a Lui, caritatevole, soccorrevole  quanti altri mai! Certamente da questa sua particolare prerogativa può essere nato l’uso del banchetto detto di San Giuseppe e di altri usi popolari nel giorno di San Giuseppe.
 Irene faro 
 tratto da  Spettacoli e Feste del Popolo Siciliano” di Giuseppe Pitré


mercoledì 18 marzo 2015

La cavalcata di San Giuseppe a Scicli





…Era un grand’uomo il nonno…poteva lavorare diciotto ore al giorno, ed era un gran socialista, un gran cacciatore e grande a cavallo nella processione del san Giuseppe.
 Cavalcava nella processione di San Giuseppe- dissi io- ma era socialista! ….Come poteva cavalcare dietro a san Giuseppe..i socialisti non credono in san Giuseppe.
Che bestia che sei- disse allora mia madre- Tuo nonno non era un socialista come tutti gli altri. Era un grand’uomo. Poteva credere in san Giuseppe ed essere socialista…ed era socialista perché capiva la politica..ma poteva credere in san Giuseppe.
 Ma i preti  però immagino che lo trovavano contrario- dissi io. E mia madre:-  E che gliene importava a lui dei preti? Ma la processione era una cosa dei preti!
 Sei un bell’ignorante! – esclamò mia madre.— La cavalcata era di cavalli e di uomini a cavallo. Era una cavalcata----
 da  Conversazioni in Sicilia di Elio Vittorini



La vigilia della festa di san Giuseppe a Scicli una cavalcata si snoda lungo le strade del paese, in ricordo della fuga in Egitto. Decine e decine di superbi cavalli, ma anche piccoli asinelli e pony, vengono  bardati con fiori particolari, fra cui le viole ciocche “ u balicu”.  La bellezza e l’originalità della festa consiste nel modo in cui sono rivestiti i cavalli: una trama fittissima di fiori, che ricopre in alcuni esemplari,  l’intero corpo e la testa del cavallo, e riprende disegni e riproduzioni tratte dalla vita del Santo e simboli religiosi.  



 Ogni cavallo ha un proprio gruppo di fedelissimi che lo  guida, lo controlla e lo dirige, ma una sola persona in groppa o al massimo due bambini. I gruppi  indossano abiti tipici siciliani, pantaloni di velluto, gilet scuro su camicia bianca, una larga cintura da cui pende un fazzoletto rosso, sulla testa una  burritta co’ giummu” e in bocca una pipa di canna o un lungo sigaro. 



 Quando passa la cavalcata la gente grida “ Patrià..Patrià…  Patriarca” e si sente un grande scampanio di campane e campanacci legati al collo dei cavalli.  La cavalcata di San Giuseppe saluta anche l’arrivo della primavera,  esprime la gioia  per  l’inverno ormai alle spalle e unisce in una sintesi mirabile il sacro ed il profano,  collega ininterrottamente  il passato al presente.
Irene Faro







Viva San giuseppe


Viva San Giuseppe, protettore degli orfani, dei poveri, dei falegnami e anche degli " schietti" ( i non sposati), perché coloro che sono maritati si aiutano da soli!




lunedì 16 marzo 2015

Nduvinagghia



I siciliani hanno sempre mostrato una grande sfiducia  nelle donne. ....Ma solo nei proverbi naturalmente!